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"Penso a quel giorno nel campo di pannocchie con Ermes. Strisciamo sui gomiti, bassi bassi, per superare il campo senza farci beccare dal contadino con le pannocchie sotto la felpa. Il bozzo del bottino rende tutto difficile e mi faccio una piccola ferita sul braccio con un arbusto. Mi fermo un attimo terrorizzato di rimanere solo e indietro. E invece Ermes si ferma subito, nonostante sia avanti a me. Si gira, vede che mi sto esaminando il braccio con una smorfia dolorante, mi raggiunge, sorride, soffia sul taglietto e guardandomi negli occhi mi dice: 'E adesso non fa più male'. Ed era vero. Cavolo se era vero. Era bastato un suo soffio e non avevo sentito più nulla. È questo un padre? Un adulto che si prende cura di un bambino? Questo sarò io da oggi in poi?"